L'altra notte mi sono svegliato all'improvviso. Sebbene fossero le 4:00 del mattino, mi sentivo stranamente riposato. Mi sono accorto di essermi svegliato con una domanda in testa, la domanda che nell'ultimo anno, dopo aver deciso di lasciare il vecchio lavoro, mi sono sentito fare più spesso:
Andrea, di che cosa ti occupi ora? cosa fai?
E' una domanda che riesce a mettermi in difficoltà e mi esalta al tempo stesso.
Mi esalta quando chi la pone lo fa con autentica curiosità e interesse, mi fa stare bene perché sento di avere lo spazio per raccontare la mia storia e le sue tante sfumature.
Mi mette in difficoltà invece nelle situazioni in cui mi sento costretto a trovare una risposta rapida, quando mi devo descrivere con una etichetta che sia comprensibile ai più: "Faccio il coach, a volte il consulente, a volte il coach e il consulente assieme…”
ma è così freddo, così impersonale, così poco rappresentativo di tutto quello che c'è dietro e che ancora voglio disegnare!
E' stato in quel momento di silenzio e oscurità che mi sono fatto una domanda diversa:
chi sono ora?
Giusto per chiarire, non intendevo cercare la risposta alla domanda esistenziale per eccellenza, volevo semplicemente trovare poche parole che potessero rappresentarmi in questo momento, per avere una risposta da dare e per poi, soddisfatto, tornarmene a dormire.
Vi posso spoilerare subito che non le ho trovate e anzi, nella ricerca mi sono definitivamente svegliato quando dalla pancia è emersa questa definizione:
mi sento un VIAGGIATORE SCOMODO.
VIAGGIATORE
La parola viaggiatore è la prima che mi è "arrivata", e quando dico arrivata intendo proprio questo.
Sento di aver intrapreso un viaggio che in cuor mio so che fortunatamente non avrà una fine. Che viaggio? Verso dove? precisamente non lo so, in alcuni momenti l'ho chiamata "realizzazione di me", in altri "vocazione", ma con il tempo sto capendo che non mi interessa così tanto dare un nome alla destinazione finale.
E' un viaggio che ho iniziato per imparare a vivere pienamente il regalo della vita.
Un filosofo cinese diceva : "Un buon viaggiatore non ha piani precisi e il suo scopo non è arrivare".
Ecco sì, mi sento proprio quel buon viaggiatore.
Ora per me è importante percepire che la direzione che sto prendendo è quella giusta e lo capisco dal fatto che ogni passo che decido di fare mi rende più ricco e in sintonia con chi sto scoprendo piano piano di essere.
Viaggiare per me significa essere in continuo movimento, scegliere di esplorare, vedere cosa c'è di nuovo oltre la montagna, spesso a piccoli passi, qualche volta correndo o, quando necessario, spiccando qualche salto oltre la paura.
Come mi descrive bene la parola viaggiatore !
Poi però mi sono chiesto: Se è vero che tutti noi stiamo facendo il nostro viaggio, tutti stiamo vivendo la nostra vita, che cosa rende diverso il mio essere viaggiatore oggi da quello che sono sempre stato?
La risposta è stata semplice: la consapevolezza che nessun navigatore mi avrebbe mai guidato verso una destinazione che per primo non sapevo impostare ma che sentivo importante raggiungere, nessuna delle comode strade asfaltate che avevo costruito avrebbe potuto condurmi in posti diversi da quelli che non conoscessi già.
Per andare in una nuova direzione, per cambiare davvero, avrei dovuto deviare fuori strada e iniziare a segnare nuove vie incontrando chissà quali ostacoli, in definitiva avrei dovuto iniziare a viaggiare un pochino più "scomodo".
Il vero cambiamento, la vera rivoluzione avviene abbandonando il noto per l’ignoto; sostituire al noto qualcos’altro che conosciamo non è un cambiamento.
-Krishnamurti-
SCOMODO
Quando mi è balenato in testa questo aggettivo l'ho subito censurato.
Non mi sono mai piaciute la parola scomodo o scomodità, sarà per il significato, oppure per il suono, non lo so. Lì per lì ho cercato qualche sinonimo che potesse suonare meglio associato a viaggiatore, ma non ho trovato niente che rappresentasse così intensamente quel mix di sensazioni fisiche ed emotive che avevo in mente.
Ed è stato proprio facendo tesoro delle esperienze che la vita mi ha regalato soprattutto negli ultimi anni che ho capito che "Scomodo" era l'aggettivo perfetto per descrivere il mio percorso di esplorazione.
Qualche anno fa feci il viaggio più importante della mia vita.
Discesi la Patagonia con una vecchia ma meravigliosa Jeep 4x4 in compagnia del mio miglior amico.
Ci eravamo dati solo un vincolo: arrivare ad Ushuaia (la città più a sud del mondo) in tempo per prendere il volo che ci avrebbe riportato a casa, avremmo completamente improvvisato tutto il resto.
Viaggiare scomodi è innanzitutto una scelta
Avremmo potuto fare gli stessi chilometri in tantissimi modi diversi, quasi tutti più confortevoli.
Potevamo imboccare grandi strade asfaltate (portandoci a casa il ricordo di panorami comunque meravigliosi) o decidere di viaggiare off-road e vivere la vera Patagonia.
Abbiamo sempre potuto scegliere, a volte abbiamo preferito la comodità per paura, a volte per pigrizia, altre per necessità.
Fortunatamente quasi sempre abbiamo scelto di viaggiare scomodi e questo ci ha permesso di vivere quelle esperienze che più di altre ci hanno cambiato.
Viaggiare scomodi non significa viaggiare male…
bensì accettare i disagi come parte integrante del nostro viaggio di scoperta.
Qualsiasi sia l'obiettivo che ci poniamo, se prevede un nostro cambiamento sarà sempre caratterizzato da un percorso ricco di piccoli e grandi disagi; affrontare le nostre paure, diventare consapevoli dei nostri limiti, accorgerci di non essere quelli che abbiamo sempre pensato di essere, può risultare difficile e doloroso e ricondurci facilmente alle vecchie e ben illuminate strade.
Accettare di viaggiare scomodi è anche questo, vivere il disagio come benzina per proseguire nella strada buia che ancora non conosciamo.
Viaggiare scomodi è godersi il percorso
Le esperienze più belle che ci porteremo sempre nel cuore sono quelle che abbiamo vissuto decidendo di imboccare percorsi che nelle mappe non apparivano nemmeno. Non sapere cosa ci sarebbe stato dopo una curva o una collina ci ha permesso di goderci ogni colore, ogni cambio di vegetazione, ogni montagna, fiume o strano animale. La strada pietrosa ci costringeva ad essere presenti in ogni istante per evitare di rompere la nostra Jeep.
Viaggiare scomodi è vivere totalmente il quì e ora. Decidere di abbandonare il pilota automatico per godere il momento presente, diventando consapevoli del nostro viaggio, di ciò che ci accade e delle emozioni che ogni situazione genera in noi.
La normalità è una strada asfaltata: è comoda per camminare, ma non vi crescono fiori.
-Vincent van Gogh-
Viaggiare scomodi è decidere di potersi perdere
La sensazione di libertà che si ha nel viaggiare scomodo può essere spaventosa e inebriante allo stesso tempo.
Spaventa perché spesso ci si può perdere. Si perdono comodità, sicurezze, persone e a volte, com’è successo a me, si perde anche la propria identità.
Ma sa essere inebriante perché inevitabilmente ci si ritrova sempre, mai come prima ma ogni volta nuovi e migliori.
Ad un certo punto ho sentito il bisogno di alzarmi per scrivere tutti questi pensieri che si stavano via via intrecciando. Ero convinto che da lì a qualche ora ne avrei dimenticato qualcuno. E' stato proprio annotandoli che ho percepito anche la relazione con ciò che stavo costruendo.
Oggi, come coach, il mio scopo è accompagnare le persone dallo stato in cui si trovano alla situazione che desiderano raggiungere, attraverso lo sviluppo di consapevolezza, responsabilità e soprattutto azione; e cos’è questo se non aiutarle a vedere strade diverse da quelle che già conoscono e percorrono ogni giorno accompagnandole in un viaggio “scomodo”?
Invece di chiederti perché ti capitano sempre le stesse cose, inizia a chiederti perché scegli sempre gli stessi percorsi.
Ho deciso che questa "scomodità" sarà ciò che caratterizzerà il mio viaggio d'ora in avanti.
Sono consapevole che tante volte mi ritroverò ancora a girare per vie che conosco cedendo alla debolezza del pilota automatico, ma a differenza di un tempo ho il volante saldo in mano e so che sterzare improvvisamente fuori strada sarà l'unica condizione possibile per riprendere la via del mio viaggio verso chi voglio diventare... in qualunque posto si trovi :-)
Se hai voglia di fare un po' di strada con me, preparati ad un bellissimo viaggio scomodo. Per andare lì dove desideri non ci sono strade dritte, ma salite e discese; dovrai essere responsabile e consapevole di ciò che ti accade in ogni momento, pronto a perderti e a fidarti che con le tue capacità puoi ritrovarti e superare le montagne.
Io ti accompagnerò aiutandoti ad illuminare la strada ma, alla fine, la decisione su dove andare sarà sempre e solo tua.
- quindi, Andrea, cosa fai ora? -
- io viaggio scomodo, vieni a fare un po’ di strada con me? -
Bellissima riflessione! E interessante la definizione del 'viaggio scomodo'. Ricordo alcuni viaggi meglio di altri proprio per questa loro caratteristica...ma non lo avevo veramente compreso. La loro scomodità è stata indimenticabile. E ricordarselo in effetti aiuta anche durante il nostro viaggio 'della vita' : uscire dalla strada fa paura. Ma è solo così che troviamo risorse che ancora non conoscevamo. Cercherò di tenerlo a mente anche se...come dici tu, ogni tanto sceglierò il conosciuto...ma almeno proverò ad essere consapevole della scelta! :) Grazie capo!!
Flavia
Ricordo ancora quando siamo partiti per fare gli ultimi 200km di Ruta40, lungo il confine a sud col Cile. In quel punto c'era un cartello che diceva che la strada non era percorribile. Allora siamo andati alla stazione di polizia li vicino ha chiedere che fare. Ci han detto che dovevamo tornare indietro per andare a prendere la nuova strada asfaltata. E noi gli abbiamo chiesto se quella davanti a noi era proprio interrotta. E loro ci han detto "no, ma è pessima, se fate il giro di la arrivate molto prima". E noi guardandoli con un sorriso a 64 denti gli abbiamo detto "ma allora è perfetta, esta es la nuestra ruta!". Ci han guardati come due pazzi mentre aggiravamo il cartello e ci tuffavamo per 200 km di strata bianca, dissestata, solitaria e meravigliosamente scomoda!
Grazie amico mio, viaggiare scomodi con te è meraviglioso!